lunedì 28 luglio 2025

 

Non è mia figlia


Autrice: Sophie Hannah

Traduttore: Sara Lauzi

Editore: Garzanti

Anno edizione: 2009

Pagine: 387 p.

EAN: 9788811681267





Alice Fancourt è stata lontana da casa solo due ore, eppure non vede l'ora di riabbracciare la sua bambina, la piccola Florence di due settimane. Ma, imboccato il vialetto di casa, Alice capisce subito che c'è qualcosa che non va. La porta è aperta, le stanze sono avvolte dal silenzio. Alice corre in camera della piccola e con orrore si rende conto che la bambina che dorme nella culla non è sua figlia. Al suo posto c'è un'altra neonata, un altro viso, un altro pianto. Ma dov'è Florence? E come è possibile che David, il marito di Alice, che doveva badare alla bambina, non si sia accorto di nulla? È l'inizio di un incubo. Perché nessuno le crede. Né David né la suocera Vivianne. Per loro Alice è solo depressa e rifiuta la bambina. E mentre David diventa sempre più aggressivo e minaccioso, ad Alice non resta altra scelta che rivolgersi alla polizia. A occuparsi del caso la detective Charlie Zailer e l'ispettore Simon Waterhouse. Alice non ha alcuna prova, solo la sua testimonianza, quella di una madre sicura che quel viso e quell'odore non sono quelli della bambina che ha portato in grembo per nove mesi. L'unica soluzione è convincere la polizia a eseguire il test del DNA. Ma il tempo scorre. Ogni minuto può essere fatale. E quando Simon Waterhouse finalmente acconsente a eseguire il test, forse è troppo tardi. Alice e la neonata sono sparite.


La recensione di un libro a sera (da Mirella, lettrice seriale e amante dei gialli ben congegnati)

Quando ho iniziato Non è mia figlia, mi aspettavo un thriller psicologico capace di tenermi incollata alle pagine. L’incipit è intrigante: Alice torna a casa dopo poche ore e sostiene che la bambina nella culla non sia sua figlia. Un incubo che tocca corde profonde, soprattutto per chi è genitore. Ma purtroppo, dopo le prime pagine, il romanzo perde mordente.

Personaggi I protagonisti sembrano più caricature che persone reali. Il marito, David, è un sadico da manuale, ma senza una vera costruzione psicologica. La suocera Vivienne è talmente ipercontrollante e narcisista da sembrare uscita da una soap opera. E poi c’è Simon, l’ispettore tormentato e idealista, che respinge ogni donna che non corrisponda alla sua visione astratta di femminilità. Interessante sulla carta, ma nel libro risulta più fastidioso che affascinante.

Trama e logica. Il fatto che nessuno pensi di fare subito un test del DNA è assurdo. In un mondo dove basta un tampone per sapere tutto, questa omissione mina la credibilità dell’intera vicenda. L’indagine è talmente blanda che mi sono chiesta se la Pantera Rosa non avrebbe fatto di meglio. I colpi di scena sono prevedibili, e il finale lascia più domande che risposte.

Atmosfera e stile Lo stile di Hannah è scorrevole, ma spesso si perde in descrizioni inutili e dialoghi poco incisivi. La tensione iniziale si dissolve troppo presto, e il ritmo diventa piatto. Alcuni capitoli sembrano scritti solo per allungare il brodo.

Giudizio finale Un thriller che parte bene ma si smarrisce. Se fosse stato un episodio di una serie TV, sarebbe finito nel dimenticatoio dopo la prima stagione. Peccato, perché l’idea di base aveva del potenziale.